CARLO CASARINI 6° DAN


Karate per i bambini

La pratica dell'attività sportiva in un bambino, intesa come funzione ludica motoria, si fonda sul concetto che il piacere del movimento è indispensabile per crescere ed entrare in contatto con noi stessi e il mondo che ci circonda. Dare la possibilità al bambino di svolgere un 'attività sportiva, offrirgli uno spazio, significa metterlo in una condizione migliore per sperimentare in prima persona le proprie possibilità motorie, espressive, emotive e relazionali.
Per il bambino il movimento è indispensabile per percepire le varie parti del corpo e individuarle nei suoi simili, mediante il confronto e la relazione. Attraverso il movimento nelle varie direzioni, il bambino può cominciare a percepire gli elementi dello spazio e ad apprendere in modo semplice e naturale (vale a dire ognuno con i propri tempi e con i propri ritmi) le varie forme geometriche, a strutturare il reale fino ad imparare ad orientarsi. Riconoscere con facilità la destra e la sinistra prima su se stessi e poi sugli altri, vale a dire sviluppare la propria lateralità, può sembrare banale all'occhio dell'adulto ,mentre costituisce un obbiettivo importante per lo sviluppo del bambino
L'età consigliata per iniziare la pratica del karate è 6-7 anni, età scolare ,in cui gli interessi del bambino non si limitano alla sfera famigliare ,ma vanno oltre: è in questo momento che il bambino incomincia, attraverso la scuola prima e l'attività sportiva poi, a relazionarsi con soggetti diversi dai componenti della sua famiglia. La scoperta di questo nuovo mondo gruppale e l'appartenenza ad un gruppo è di fondamentale importanza per la formazione psicomotoria e psico- caratteriale del bambino: è' durante questo periodo infatti che i giochi cominciano ad essere organizzati in maniera collettiva, e i rapporti tra i coetanei tendono a strutturarsi attraverso motivazioni comuni e regole prefissate.
All'interno del gruppo si creano anche ruoli diversi: il bambino riconosce il leader, identificabile con il bambino più capace in un gioco o in una attività: tale nuova modalità gruppale viene acquisita mediante un continuo coinvolgimento emotivo e motorio -gestuale, associato ad una identificazione con il modello di riferimento. Nella socializzazione il gruppo coinvolge anche il bambino insicuro: la sua funzione è quella di stimolarlo e rassicurarlo di fronte all'ansia dell'incapacità.
Il ruolo dell'adulto (Maestro, istruttore) è quello di riconoscere il bambino all'interno del gruppo nella sua globalità senza giudicare individualmente la prestazione sportiva (successo - insuccesso), in quanto, così facendo, contribuirebbe a creare una sorta di concorrenza o gelosia all'interno del gruppo, senza salvaguardare il bisogno del bambino di maturare, confrontandosi in modo sereno con il gruppo di cui fa parte.
Il Karate (Tradizionale Fikta) diventa il luogo dove si consuma, solo in modo simbolico , il rito del combattimento, dove si apprende che affrontare il prossimo significa prima di tutto accettarlo, ascoltarlo, comprenderlo e rispettarlo.
Un bambino impara a controllarsi e a esprimersi, a vincere la timidezza e frenare la troppa impulsività o esuberanza, in ultimo a conoscere se stesso per riuscire a conoscere l'altro da sè.
Questi principi, che dovrebbero essere universali , permettono la convivenza sociale. E' solo mediante l'interiorizzazione di tali principi che si può parlare di Karate.